Non appartiene alla letteratura francese ma all’arte culinaria piemontese. Ecco la storia di un Gobbo che racconta di come un problema può rivelarsi un’opportunità impensabile; di come gli antichi detti diventano realtà. Racconta storie di uomini e donne, di legami, di terra e di passioni tramandate di generazione in generazione.

img un gobbo dal grande sapore

L’antico detto “la necessità è la madre delle abilità” non poteva rivelarsi più veritiero. Infatti il famoso Cardo Gobbo deve la sua forma, e di conseguenza il suo nome, proprio dal caratteristico metodo di coltivazione e lavorazione, che avviene solo nell’area di Nizza Monferrato e di alcuni comuni adiacenti. In questi territori, a causa delle rigide temperature invernali che sfiorano spesso lo zero, il cardo viene parzialmente sotterrato. Nella naturale propensione di tutte le piante a cercare la luce, il vegetale si curva allora verso l’alto, assumendo la tipica curvatura, che forma una specie di gobba. Il risultato di questa particolare lavorazione è un gambo molto chiaro, tenero e dal sapore delicato, tanto che è caratteristico il suo abbinamento alla classica Bagna Cauda, una salsa che si serve caldissima a base di acciughe, aglio e olio, piatto tradizionale della cucina piemontese. L’attestazione forse più antica di questo abbinamento risale al 1770, quando viene citato nel libro di cucina “il cuoco piemontese”.

I Cardaroli.

I terreni dove avviene la coltivazione del Cardo Gobbo sono quelli sabbiosi della Valle Belbo, la zona di Nizza Monferrato, Incisa Scapaccino e Castelnuovo Belbo, in provincia di Asti. Qui i coltivatori del Cardo Gobbo sono anche conosciuti con il nome di “cardaroli”: artefici di un lavoro faticoso, certo, ma di cui essere orgogliosi. Un lavoro che racconta di un tempo in cui la tecnica non aveva ancora fatto capolino, un lavoro che si fa in ginocchio, con le mani immerse nella terra a ricordare un legame che l’uomo non potrà mai spezzare. Un lavoro che è anche arte, in cui si lega il cardo, si scava un fosso, si piega il gambo con delicatezza, facendo attenzione a non romperlo e infine, lo si ricopre di terra. Si tratta di operazioni che devono necessariamente essere fatte a mano. Nessun macchinario o tecnologia di nuova generazione può, qui, sostituire l’umano.

L’inverno è lungo e la croccantezza del cardo è data anche dal tempo che trascorre sotto terra a temperature gelide. In primavera avviene la semina, in autunno, con i primi freddi i cardi vengono interrati. Prima dell’inverno sono pronti per la raccolta, che si protrae fino a febbraio: bianchi, curvi, croccanti e dolci. Il Cardo Gobbo di Nizza è l’unico che si mangia anche crudo.

La tutela del Cardo Gobbo.

Proprio per tutelare prodotto e produttori è nato anche un Consorzio di tutela del Cardo Gobbo che viaggia in parallelo con il Presidio Slow Food. Un modo affinché venga riconosciuto e tutelato il lavoro e la passione di tante persone che da decenni si dedicano alla produzione di un ortaggio che solo qui, in questi terreni sabbiosi, trova le caratteristiche naturali per esprimersi al meglio. E così, come nella fantasia di Hugo Notre-Dame de Paris celava un gobbo dal grande cuore, il cuore del Piemonte cela un gobbo dal grande sapore.

La nostra proposta e l'abbinamento del Cardo Gobbo con il vino.

Se è vero che l'abbinamento alla Bagna Cauda è quello più tradizionale e conosciuto, il Cardo Gobbo si presta anche a preparazioni più insolite e fantasiose, come il nostro Sformato di Cardo Gobbo che viene servito con una fonduta di Castelmagno e accompagnato da scaglie di cipolla rossa croccante.

I sapori di quaesta preparazione si accompagnano bene a un vino rosso di medio corpo, come il Barbera Lavignone di Pico Maccario. Un vino affinato nove mesi in vasche di acciaio e 4 mesi in bottiglia, di colore rubino intenso, che profuma di ciliegia, prugne e bacche rosse. Il è sapore armonico e prolungato.

Ti aspettiamo!

UNICO, Via del Sabbione, 15122 Valmadonna (AL).

Cucina tipica, pizza gourmet e carne alla brace a pochi minuti da Alessandria e Valenza.

Siamo aperti dal martedì al sabato a cena e la domenica a pranzo e a cena.